Cristina Gardumi è laureata all’Accademia di Belle Arti di Verona e all’Accademia d’Arte drammatica Silvio d’Amico a Roma. Inizia a esporre in tutta Italia dal 2012. Vince numerosi premi fra i quali il Celeste Prize e il Premio Arte Laguna. Il suo lavoro è caratterizzato da personaggi dalla testa animale colti in situazioni ritenute imbarazzanti o sconvenienti. Lavora con il disegno e la stampa calcografica su pagine di quaderno delle elementari e altre carte, stoffe, vecchie foto e muri. Sperimenta anche con l’animazione analogica e digitale.
Dopo l’alta formazione da artista visiva e performer, Gardumi attualmente vive e lavora a Pisa. Ha curato la direzione artistica di spettacoli di Michele Santeramo e Massimo Di Michele, e collaborato con diversi autori letterari per dare forma alle loro parole in libri illustrati e graphic novel. Come “Gardums” collabora con la regista e sceneggiatrice Cristina Ki Casini; insieme hanno firmato le graphic novel “Classici ambienti tossici” e “Ricomizi d’amore” entrambe edite da Barta Edizioni. Produce libri d’artista e con lo pseudonimo Pasife. Ha partecipato con opere grafiche, video-animazioni e performance a residenze e mostre collettive e personali in Italia, Spagna e Marocco. Cristina ha vinto il Premio Celeste, il Premio Arte Laguna e il Celeste Prize. 
“ Disegno spesso sulle pagine staccate dai vecchi quaderni di scuola perché trovo la carta più umile e da lavoro la più adatta a raccogliere la mia pratica. La preparo prima con il caffè per spogliarla del suo candore e far  sciogliere parzialmente le griglie prestampate: lì dove le righe casualmente rimangono, diventano appigli spaziali per i miei attori.
Disegno a volte su tessuti, umili o preziosi, senza imprimitura, perché possano trasformarsi sotto gli occhi, mossi dall’aria, e si possano ripiegare facilmente e portare sempre con sé. Amo trasformare l’identità di vecchi abiti, con interventi di stampa che li trasformano in oggetti narranti.

Qualunque sia il supporto, immagino sempre i miei personaggi come attori in scena. Sono uomini e animali insieme perché lo Zoomorfo è per me la sintesi più pura del vivente, un archetipo che in sé ha l’essere umano, l’unica creatura che riconosce la responsabilità e la nomina, e l’animale, l’innocente per eccellenza.”. 

Uno sguardo alle opere

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